Pina Lauria

L’Aquila: “Una città più bella.
Se non ora quando?”

di Pina Lauria*

L’incontro di oggi vuole dare l’avvio ad un dibattito pubblico sull’utilizzo della legge 29 luglio 1949, n. 717, la quale prevede che le Amministrazioni dello Stato, nonché le Regioni, le Province ed i Comuni e tutti gli altri Enti pubblici che provvedono alla costruzione o alla ricostruzione di edifici pubblici, devono destinare per l’abbellimento di essi, mediante opere d’arte, una quota non inferiore al 2% della spesa totale prevista dal progetto.
Nel corso di oltre un cinquantennio, diverse sono state le modifiche a tale normativa, da ultimo le “Linee guida per l’applicazione della legge n. 717/1949 recante norme per l’arte negli edifici pubblici”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 23 del 29 gennaio 2007 – Supplemento Ordinario n. 21.
Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, quale Amministrazione statale che assomma competenze in materia di progettazione e realizzazione di opere pubbliche, ed il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, per le competenze ad esso attribuite, hanno ritenuto opportuno emanare le citate “Linee Guida”, non solo per rendere più puntuale ed omogenea la normativa di riferimento, secondo criteri univoci e coerenti, ma anche alla luce delle esperienze acquisite e delle consapevolezze culturali maturate, senza dimenticare la mutata normativa in tema di appalti pubblici…
Non solo, il disegno di legge sulla qualità architettonica approvato dal Consiglio dei Ministri del novembre 2008, all’articolo 10, nel rivitalizzare la normativa delle opere d’arte negli edifici pubblici, contiene, nella relazione, un concetto che sta molto a cuore ai cittadini, a questa assemblea: nelle città, devastate dal degrado, si annidano fenomeni allarmanti di disagio sociale; il degrado genera violenza.
Questi, in sintesi, alcuni elementi di tipo normativo i cui aspetti verranno approfonditi dalle relazioni che seguiranno.
Evidenzio lo spirito che ha animato questo incontro: il contesto in cui ci muoviamo è quello di una città distrutta: ognuno di noi vive, collettivamente e individualmente, le drammatiche conseguenze che questa distruzione produce.
Eppure, siamo convinti che tutelare e promuovere il diritto all’informazione, al sapere ed alla conoscenza, il diritto a godere delle arti e dei beni culturali significa intendere la cultura come valore collettivo e quindi come crescita civile e democratica, come spinta per lo sviluppo economico della città e del suo territorio.
Oggi viviamo in non luoghi, dispersi, lontani dalle nostre relazioni e dalla nostra memoria: siamo convinti che l’arte sia in grado di restituire identità e sia in grado di creare condivisione, attraverso il confronto e l’uso di strumenti partecipativi: questi, in fondo, sono i valori che i cittadini invocano nel progetto di ricostruzione della città e del suo territorio.
Siamo convinti che i progetti, destinati al recupero della città e dei borghi, e le stesse opere pubbliche, debbano portare i segni temporali e culturali degli artisti affinché venga data nuova vita, di interesse artistico e contemporaneo, ad un territorio devastato dal sisma: questo è ancora più vero se aspiriamo ad essere città internazionale della cultura.
L’avvio di questa discussione si rende più che necessaria, visto anche lo sfilacciamento e la frammentazione anonima ed anacronistica degli interventi già realizzati dopo il 6 aprile 2009, o che si vanno realizzando sul territorio.
Un rapporto indissolubile, quello tra arte e contesto che, nelle pieghe delle nostre ferite, acquista valenza particolarissima e che è in grado di produrre una sperimentazione ed una ricerca che, veramente, possono proiettare la città ed il suo territorio verso uno scenario culturale di altissimo livello.
Tanto fondamentale è stato ritenuto questo aspetto, da essere inserito nella legge di iniziativa popolare: l’articolo 14, comma 2, dispone che nella ricostruzione degli edifici pubblici si applica la previsione normativa di cui alla legge 29 luglio 1949, n. 717. Nella legge i cittadini hanno chiesto qualcosa in più e cioè che tale normativa venga estesa a tutti gli edifici pubblici inclusa l’edilizia scolastica, universitaria e sanitaria che, all’attualità, ne è esclusa. Ricordo che la discussione della legge di iniziativa popolare è calendarizzata per la discussione in Parlamento nell’imminente autunno. E ricordo anche che è la prima volta che una legge d’iniziativa popolare giunge alla discussione in Parlamento: la partecipazione attiva, propositiva dei cittadini è elemento fondante e fondamentale.
Prima di passare la parola ai relatori e agli invitati, che ringrazio fin d’ora per i loro contributi, vorrei dire un grande grazie a tutti noi cittadini che ci siamo impegnati per giungere a questa assemblea: un lavoro che è iniziato ormai più di un anno fa e che ha visto un suo primo momento importante con l’appello nazionale “Una città più bella: se non ora, quando?” lanciato nel corso della manifestazione del 20 novembre 2010: centinaia di artisti, intellettuali, quasi tutte le Accademia di Belle Arti, Gallerie d’arte risposero a questa chiamata del diritto alla cultura e alla conoscenza.
In tanti abbiamo lavorato, studiato, analizzato, discusso, proposto: un metodo partecipativo che è l’anima dell’assemblea cittadina Un saluto agli artisti presenti: molti di loro hanno i loro studi artistici, i loro laboratori, nel centro storico della città: fino al 6 aprile 2009, la loro vivace presenza è stata un segno di ricerca culturale importante. Dal 6 aprile i loro studi sono inagibili, distrutti e la distruzione si è portata via, in molti casi, le loro opere d’arte. Ma sono stati dimenticati: nessuna istituzione si è preoccupata di trovare uno spazio, un luogo in cui potessero continuare a condividere con altri i loro linguaggi. Ed è un silenzio non accettabile.

*Assemblea Cittadina (tendone in Piazza Duomo, L’Aquila)

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